Articolo in collaborazione con A Female Choice, di Lara Epifanio
Parliamoci chiaro, il porno è accessibile a chiunque e chiunque, in questo mondo, ne fa uso. Non esiste un tempo limite per scoprirlo, non esiste una scadenza e non ci si deve, mai e poi mai, sentire in difetto nel guardarlo, nel praticarlo (parola chiave: consenso, sempre!) o nella negazione di entrambe le cose.
Tuttavia, concedetemi questa piccola-grande verità: il porno, il più delle volte, non è realtà. Ciò che maggiormente ci vogliono fare credere – e spesso succede soprattutto nei giovanissimi e nelle giovanissime – è che tutto ciò che vediamo su PornHub (una delle piattaforme mainstream per eccellenza) sia lo specchio della sessualità in tutto e per tutto. Spoiler: non è così.
Con l’evoluzione della tecnologia, del tempo e del mondo in generale, pare che tutto si sia accorciato e che tutto stia correndo molto più veloce di prima. L’uso dei social è stato – ed è – motivo di questa “corsa all’azione”; le nuove generazioni si tuffano a capofitto in qualcosa di più grande di loro, si affidano a ciò che vedono, pensando che il sesso funzioni realmente così.
Una visione distopica della realtà, in cui è il cliché a essere il protagonista. È un porno in cui vige la perfezione dei corpi, in cui si pone l’attenzione solo ed esclusivamente sulla performance dell’uomo il quale, rigorosamente dominante e sempre sul pezzo, deve dare piacere subito e velocemente alla donna con cui sta avendo un rapporto sessuale. È un porno in cui non esistono peli (o se esistono, sono davvero pochi), in cui la prospettiva è quasi sempre quella maschile (dominazione a 360°) e in cui gli orgasmi sono e pare debbano essere sempre e solo vere e proprie manifestazioni teatrali.
Provate a fare un giro su Ph; vi accorgerete che ci sono delle categorie selezionabili, che vanno dal classico “amatoriale”, alle “milf” (titolo molto anni ’90, discutibile e assai sessista), alla categoria “nere”, quella “trans”, “belle fighe”, “asiatiche” e così via. Se da una parte tale scelta possa fare pensare a una “mossa inclusiva”, dall’altra è forse proprio la dimostrazione che di inclusivo e reale, ahimè, non c’è assolutamente nulla.
Sapete qual è la verità? Che, in assenza di una buona educazione sessuale di base, le/gli adolescenti trovano soluzioni alternative e cominciano a formarsi proprio facendo fede a ciò che siti come Ph propongono loro: non è questa la realtà. Purtroppo, e devo ammettere che non è cambiato niente (o comunque molto poco), una delle grandi mancanze delle istituzioni scolastiche è proprio l’educazione sessuale, ma quella fatta bene, benissimo, non la solita scena trash del preservativo sulla banana, per intenderci.
L’educazione sessuale significa anche educare all’affetto, al rispetto, al consenso, al piacere reciproco, alla condivisione, all’ascolto e al conoscersi con i dovuti tempi. Educazione sessuale significa informare, insegnare, ascoltare e correggere/si, laddove ce ne sia il bisogno. In mancanza di ciò (e si tratta di un pacchetto bello grande!), è fisiologico che si provi a trovare soluzioni che la scuola non dà, confrontandosi tra amici e amiche, leggendo su internet e, appunto, avvicinandosi alla pornografia.
Il porno mainstream è finzione e bisogna saperlo prendere come tale, con la dovuta maturità e il dovuto senso critico; cosa che per una ragazza o un ragazzo di 12-14 anni ai primi approcci (per fare un esempio di età giovane), è qualcosa di molto difficile.
È chiaro che questo discorso si rivolge a tutte le età giovanissime che cominciano a scoprire il mondo del sesso, delle relazioni sessuali e dell’autoerotismo (altre grande tabù della nostra società). La pornografia non è il male del mondo, sarebbe da ipocriti affermare una cosa di questo tipo ma, sicuramente, ha bisogno di essere scoperta nel modo più giusto ed educativo possibile: come? Esplorando piattaforme nuove più inclusive, più realistiche e lasciando da parte (soprattutto agli inizi) il porno mainstream performativo.
Imparare a riconoscere la realtà è forse il primo passo per affrontare la scoperta del sesso con il giusto spirito e la giusta serenità, liberandosi dagli stereotipi e, perché no, fruendo della pornografia con il giusto raziocinio.
Cara scuola, cara Italia, forse è giunto il momento di offrire il “pacchetto di strumenti” agli studenti e alle studentesse, affinché possano prenderne atto, farli loro e, con le proprie tempistiche, cominciare a conoscere in primis se stess@ e poi, sempre col dovuto tempo, se stess@ in relazione alle altre persone. Questo significa sì educarli al sesso, ma anche educarli al consenso(fondamentale!) e alla parità di genere.
Per concludere, è giusto che la conoscenza del sesso avvenga per gradi, ma deve avvenire quanto prima e in modo completo, per non creare stati d’ansia e di non-accettazione di sé, per non creare disagi e ansia da prestazione: “Perché in quel video ho visto che facevano così quindi sono io che non vado bene” e così via. Questo, purtroppo, si che è distruttivo.
Ripetiamo insieme: non è il porno a essere il male, lo è la non educazione.