Articolo in collaborazione con A Female Choice, di Lara Epifanio
Spesso accade di essere invidiose o invidiosi di ciò che le altre persone hanno o sono. Spesso accade che l’invidia rovini il nostro stato d’animo e ci faccia maturare, dentro di noi, quel lato caratteriale che invece volevamo proprio evitare.
Capita quando si è adolescenti, capita quando vediamo l’amica con quel gioco che piace tanto anche a noi ma che non possiamo avere.
Capita quando vediamo quella ragazza vestita con quei jeans pazzeschi e vorremmo averli noi, o quando quel fisico così bello ci fa sentire più brutte e invidiamo quel paio di fianchi e quei capelli perfetti.
Capita a tutte, capita a tutti; sono convinta che, almeno una volta nella vita, vi sia successo di provare quell’invidia un po’ immatura e materiale verso qualcuno o verso qualcuna. Se sia effettivamente una reazione normale e fisiologica della crescita o del semplice essere umani non lo so, ma so di per certo che nella mia esperienza adolescenziale è successo più volte.
E poi? Che cosa succede? Succede che si cresce, si diventa “grandi” e le cose importanti diventano altre; si lascia spazio a valori indispensabili come la felicità, la serenità, l’indipendenza e si cerca di trovare un equilibrio generale, dal lavoro, alla famiglia, all’amore e alle amicizie.
La solidarietà è un valore che probabilmente (non è sempre così, purtroppo) è insito in ogni persona; c’è chi lo esprime sin da subito e c’è chi, invece, necessita di più tempo e più maturità per portarlo allo scoperto. Sicuramente l’età è un fattore preponderante in questo processo: la “me” di adesso è nettamente più solidale della “me” passata, soprattutto per quanto riguarda la questione che qui ci interessa. Quale, esattamente?
La solidarietà femminile, ovviamente.
La solidarietà femminile è una questione fondamentale, essenziale, soprattutto nella società in cui viviamo ancora oggi, nel 2021.
Abbiamo parlato e parleremo sempre di quanto lavoro ci sia da fare per combattere gli stereotipi, la rape culture, il sessismo, la violenza e disparità di genere; di quanto si debba spingere per abbattere i tabù, per dimostrare che abbiamo una voce e abbiamo un corpo e che non dobbiamo essere giudicate solo per questo. Parleremo sempre di quanto sia difficile affrontare quotidianamente sfide a volte perse in partenza, perché il mondo in cui viviamo ma soprattutto il paese in cui abitiamo ride di noi, non ci prende sul serio e ci dà un tempo limite per denunciare uno stupro.
La solidarietà femminile dovrebbe essere l’arma più forte che ci resta, perché insieme si fa la differenza, è da sempre così.
Dovremmo essere unite, dovremmo essere legate da qualcosa di forte in grado di abbattere tutti quei muri spessi fatti di invidia, cattiveria, gelosia, negatività, offese e minacce gratuite.
Dovrebbe, dico bene, dovremmo, sottolineo. Uso il condizionale perché purtroppo, troppo spesso, non è esattamente così. Capita infatti che la frase divenuta mainstream (e più nello specifico, stereotipo) “le donne sono le prime nemiche delle donne” acquisisca verità. Essere solidali con le altre donne è un’azione molto difficile per alcune donne; basti pensare che ci sono donne che offendono le altre donne per il semplice fatto di avere fatto carriera, di essere madri e di avere anche un buon lavoro fruttuoso. Insomma, pare che per moltissime donne non si possa essere entrambe le cose. Per non parlare delle offese gratuite che si leggono sui social; commenti sessisti che partono proprio dalle donne, le stesse che dovrebbero (e di nuovo, dovrebbero) sapere bene come ci si senta a essere colpite e offese, che sia per l’aspetto fisico, per un vestito scollato, un’unghia non smaltata o qualsiasi altra minima cosa visibile su una foto (o di persona, ovviamente).
La solidarietà femminile rimane l’unica arma che abbiamo per farci forza a vicenda, ma bisogna anche saperla coltivare e cullare, bisogna saperla custodire come fosse il tesoro più prezioso che abbiamo, perché una volta scomparsa quella, beh, care amiche, iniziamo pure a preoccuparci (come se non lo fossimo già abbastanza così).
La solidarietà femminile deve essere più forte di ciò che la società e questo paese ci vogliono imporre, di tutte le regole, di tutti gli stereotipi che ci circondano, di tutta la cattiveria e di tutto lo scibile che ci riguarda, in quanto donne.
Essere solidali tra di noi significa spalleggiarci, appoggiarci, condividere tutte le vittorie: della vita, del lavoro, della carriera, dello sport, dell’amore, della famiglia, ogni qualsivoglia minima particella che ci possa rendere orgogliose e felici di quello che siamo e che abbiamo.
Essere solidali tra di noi significa non distruggerci, non sabotarci, ma al contrario gioire dei traguardi, essere accoglienti, regalare un conforto, stringerci nell’aiuto, condividere un dolore, farci scudo a vicenda quando siamo più deboli, applaudire quando raggiungiamo qualcosa che per noi è importante, dirci quanto siamo belle così, apprezzarci a vicenda, non giudicarci, ma essere comprensive, complici, unite insieme nella stessa lotta.
Tutto molto bello, ma tutto molto complesso.
È complesso, sì, perché cresciamo in uno spazio e in un tempo in cui vale la regola “se sei bella hai fortuna” – “se sei brutta sei sfigata e non farai mai nulla ella vita”.
È complesso, sì, perché ce lo dicono i film, ce lo dicono le serie tv e la televisione stessa; piano piano le cose cambiano, ma si cresce ancora e purtroppo con una bella squadra di stereotipi in testa.
Il gruppo delle ragazze belle della scuola vs. il gruppo delle “secchione brutte”, questo ci fanno vedere; uno scontro a cielo aperto tra fazioni scolastiche, un continuo volere apparire misto a un continuo voler essere qualcun altro.
È complesso, sì, perché nel 2021 è ancora troppo facile e comune attaccare una donna per quello che dice, per quello che decide di postare sui propri profili social, per ciò che decide di indossare, per come si trucca, perché guadagna un buono stipendio ma è allo stesso tempo una ragazza normale a cui piace farsi le foto, andare a ballare e fare la bella vita. È ancora troppo facile e comune sentire commenti spregevoli arrivare dalle donne su altre donne e, come bene saprete, Chiara Ferragni ne è forse l’esempio più eclatante.
La solidarietà femminile ci serve per sopravvivere insieme, cerchiamo di non sotterrarla e perderla per sempre.
Smettiamola di puntare il dito e cominciamo ad abbracciarci di più, anche se a distanza.
“L’unione fa la forza”, mettiamocelo in testa.