Giorni alterni, giorni grigi, giorni neri, quasi bui, ciechi di parole e vuoti di tutti gli sguardi. Giorni persi, giorni pieni, con gli abbracci sinceri a fine serata, i baci rubati anche in un sogno; e poi mi volto, giro su me stessa e non capisco che cosa sento, quale impercettibile fiamma arde in questa serata che è a metà del suo corso ma così piena di pensieri, parole scritte, cancellate, immaginate nuotare.
Li hai visti andare via quei giorni alterni, li hai visti toccarsi per mano ed erano strette, come incollate, indivisibili; li ho visti vibrare e ridere così forte da spaccare le mura di questa città, lasciati cullare, dondolare sul ciglio della strada, su un angolo di piazza, seduti, sdraiati, brilli di questa poesia che è la vita, colorata, a volte grigia, nera, quasi buia.
Li hai sentiti sussurrarsi qualcosa quei giorni alterni, non più così alterni come prima, poco poco ravvicinati, spessi, costanti, memorabili; io li ho nascosti così bene che mai nessuno riuscirà a rubarmeli, sporcarmeli, soffiarli via come cenere dopo il fuoco. E poi sognare una spiaggia fatta di quei giorni alterni, poco poco ravvicinati, spessi, costanti, grigi, neri, quasi bui, ciechi di parole, vuoti di tutti gli sguardi, persi, pieni; una spiaggia dove per la prima volta scrollare la mente e il corpo, dipingendo tutte le cose che voglio cambiare, insieme alle paure, i dubbi, le eccezioni, lo specchio, le parole perdute, le canzoni nella testa, i ricordi macchiati, quelli limpidi come l’aria, le lacrime davanti a un amico, un concerto, una piazza, uno scorcio d’acqua o semplicemente sul cuscino.
Passano veloci questi giorni alterni e mi mangiano le fibre senza pensarci troppo; passano troppo veloci e chiedo loro di aspettare, aspettarmi da qui a per sempre.