Capita di elogiare il silenzio certi giorni, in certe situazioni e contesti; proprio come ho fatto io.
Capita di portare rispetto al dolore altrui, alle difficoltà che non sono direttamente nostre, alle lacrime di persone che soffrono. Capita di dovere stare in silenzio, tante volte. Io lo accetto. Lo comprendo, lo rispetto, lo abbraccio con tutta me stessa affinché esso possa fare rumore là, dove ce n’è realmente bisogno. In qualche parte di questo mondo assurdo, c’è bisogno di silenzio, c’è bisogno di lasciare parlare chi di dovere, c’è bisogno di imparare a vestirsi di umiltà, di empatia e di comprensione.
C’è bisogno del silenzio, in tante parti del mondo.
Tuttavia, è paradossale come accanto a un elemento così importante ed essenziale in determinate circostanze, ne conviva un altro altrettanto forte: la voce.
La voce come arma, la voce come rumore, come opera d’arte, come gioiello in grado di illuminare tutta la volta celeste.
La voce.
La voce che fa rumore, la voce che ascolta e ribatte, la voce che dà suono e colore al cielo, alla rabbia, alla primavera che salta, all’ingiustizia giornaliera, alla guerra in ogni sua forma.
La voce come grido di battaglia, la voce come essenza del piacere, la voce come elogio alla bellezza, alla costante ricerca di qualcosa, alla lotta per raggiungere un obiettivo e un diritto che fatichiamo ad avere.
Se abbiamo la fortuna di avere una voce, usiamola.
Facciamo rumore, impariamo a non nasconderci dietro un cuscino, facciamo uscire il suono che portiamo nel petto, lo stesso che ci fa ridere quando siamo felici, lo stesso che sbatte le lacrime a terra.
Perché non c’è nulla di più forte di una voce che esplode; là, nel centro del mondo, dritto al cuore dell’oceano, là, dove sembra tutto finito, dove la speranza a volte è utopia, là, la tua voce, può portare un cristallino mutamento di te stessa.
Prova a pensare a quanto avresti potuto dire, con la tua voce; prova a pensare alla marea che avresti mosso, con questa tua voce.
Provaci, guardati, sentiti parte di un cerchio che punta al cambiamento. Non avere più paura di esprimerti, lascia fluire le sillabe come piume di un incantesimo, lascia che ci sia un tuo spazio da riempire, da imprimere sul mondo, da fare circolare liberamente sui ciliegi in fiore.
La voce, la tua voce.
Usala con coraggio, fai in modo che esalti la tua essenza e, se puoi, aiuta, condividi, abbraccia.
Sprigiona la tua forza e rendila reale, toccala con mano, assaporane il profumo e sentiti fiera della persona che sei.
Anche quel silenzio che a volte è necessario per sopravvivere, sorriderà, sentendoti.
L’equilibrio sta qui: un punto di accordo, il centro del fuoco, il paradosso innocuo che diventa reale.
Fatti sentire, quando vorrai, senza paura.
Abbiamo imparato ad accudirla, ora falla volare.
-M-