Continuo a oscillare su incessanti pagine bianche
forse perché il bianco in fondo mi piace
forse perché riesco a leggervi attraverso
forse perché respirare è pulito e rigoglioso.
Continuo a ubriacarmi di note stonate, talvolta cattive
forse perché la perfezione non mi appartiene
forse perché ricerco me stessa in quel pugno di accordi
forse perché, o forse no, sono io la nota stonata.
Continuo a interrogarmi sulle incertezze
tese con la [s] sonora ma anche poco certe
forse perché il perché non lo so
forse perché sento muoverle dentro
forse perché suonano talmente bene che è un peccato frenarle.
Continuo a pormi domande
talvolta strane, talvolta curiose e banalmente innocenti
seppure di innocente non ci sia quasi mai nulla
forse perché vedo il sole tramontare troppo veloce
forse perché vorrei svegliarmi altrove
forse accanto a te, forse accanto a miliardi di me.
Continuo, eccome se continuo e il bianco mi piace ancora di più
senza stancarmi di suonarvi stonate
senza respirare male, ubriacandomi , bevendo imperfezione e accordi incerti
senza, perché il senza purifica l’anima e la casa si fa castello
il bianco montagna di ghiaccio sulla quale la chitarra piegherà le sue corde
sulle cui corde svegliarsi da sola – o in compagnia – recherà risposte
senza le quali, inconsciamente, mi ritroverò seduta al solito posto
e continuerò, dondolandomi e bevendo bicchieri stonati di me stessa.