Parole pensierose

L’ultimo periodo

L’ultimo periodo è stato il più difficile, il periodo che ricordo meglio, il periodo che mi ha segnata dentro come uno stampo rovente senza verso. Nella miriade di avvenimenti meravigliosi e indimenticabili, l’ultimo periodo ogni tanto mi risuona nella testa e lo fa con insistenza, mi stuzzica e mi solletica fastidiosamente, riportandomi indietro nel tempo, facendomi risentire le voci, i suoni, le canzoni, i sapori e gli odori cui ero abituata.

L’ultimo periodo sarebbe da cancellare, impacchettare e spedire altrove, lontano da me e dal mio umore. Se non fosse che, dentro di lui, ci sono state mani e intrecci di parole, gesti e rassicurazioni, musiche e colori, sere solitarie ma così vive da non poterle spazzare via, cene improvvisate, persone rivalutate e altre scoperte e sentite dentro come un tamburo che rimbomba nel mondo intero.

Ricordo tutto dell’ultimo periodo, ma ciò che voglio ricordare meglio sono le sfumature belle, le piccole gocce di pioggia in una giornata afosa, le risate sincere che superavano spesso l’ansia di rientrare, insieme a quella di dover dormire senza poi riuscirci. Ricordarsi il “puro” in un mare di errori e giudizi ingiustificati e non voluti; ricordarsi occhi sinceri e magari avere avuto più tempo… magari.

L’ultimo periodo lo porterò sempre con me, perché mi ha fatta crescere, perché mi ha fatto capire che si può sbagliare, perché mi ha promesso di tenere strette quelle sere e quegli sguardi onesti, perché – senza ombra di dubbio – mi ha così destabilizzata da farmi sentire viva, dentro quel mare che pareva un nemico infinito.

L’ultimo periodo corre veloce dentro le ossa, le scalfisce, talvolta le indebolisce, le fa sentire stanche. Quell’ultimo periodo pareva non finire, era così pesante che ne sentivi la consistenza sul dorso delle mani, anche un po’ sul petto: premeva.

Giornate intere a chiedersi che cosa avessi sbagliato, che cosa avrei potuto cambiare, che cosa e perché continuare a pensare. Rimpiango l’ultimo periodo felice, quella piccola parentesi che nella mente rimbalza, seduta sul letto a ridere, abbracciata a un cuscino, alla pagina di un libro condiviso o al sorriso al mattino dopo ore assopita in viaggi di nero intrisi.

L’ultimo periodo potrebbe rivelarsi quando meno te lo aspetti, ma forse è colpa tua che non riesci a mandarlo via, forse è un modo per mantenerti attiva, forse non lo vuoi poi così tanto cancellare. Dove andasti quella sera? Che cosa pensasti di me quella notte? Quale giudizio hai masticato a lungo, prima di buttarlo dentro un bicchiere di vetro che sapeva di pesca? L’ultimo periodo bussa alla porta, l’ultimo periodo è una foto, è una frase, un colore nero, un altro giallo, è un colore sbiadito, una scatola di cartone da 1 euro, una candela profumata alla lavanda, un sapone naturale, un’arancia sotto la pioggia, un computer acceso, un telefono che suona, un urlo all’improvviso, una scopa in terra, una cimice sul soffitto, una manciata di mesi.

L’ultimo periodo ho perso tempo a incolparmi, ho perso così tanto tempo a sentirmi parlare dentro un bosco infestato, altamente intrecciato da non saperne più uscire. L’ultimo periodo mi colpisce alla schiena in silenzio, mi fa dimenticare che la velocità del tempo esiste davvero, mi fa rendere conto che alla fine non si è mai sullo stesso piano, mi fa partire di sera, ragionare di mattina, perdermi per strada, ritornare conscia in un batter di ciglia, provocarmi stando seduta, dispiacermi vedendomi alla luce.

L’ultimo periodo mi fa sentire mancanze, mi fa vivere la lontananza, inconsapevoli del mio sguardo perso a cercarvi in città, in angoli di strade perdute, verso sera dentro un paio di bevute. L’ultimo periodo è il più difficile, ma è lo stesso che mi farà per sempre rendere conto del “davvero”, delle cose che sento, dei gesti che contano, delle frasi dette per intero, dell’abbraccio sincero, dei balli con 30 gradi, delle mani grandi, degli sguardi stanchi, degli occhi lucidi, del Nettuno alle 4, delle gambe incrociate, matite sbavate, lacrime salate, gambe stese e capelli sciolti a pancia scoperta.

Cara me, l’ultimo periodo, dosalo piano, dosalo a modo, dosatelo addosso, provalo, scarabocchialo bene, ma ricordati: il più difficile diventerà forza, tra queste miriade di stelle.

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2 commenti

  1. Chiara Boscherini dice:

    Davvero bello, bravissima!

    1. Marta Mancosu dice:

      Grazie Kia, detto da te vale doppio <3

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