Ho sentito dire che te ne andasti lontano
forse mai più tornerai, forse nemmeno mi chiederai parole.
Ho saputo che buttasti il tempo passato
bruciasti alcuni colori, strappasti fotografie,
oltre a quelle cancellate, coperte di fango, coperte di niente più.
Ho provato a cercarti in un’immagine, in un profumo di stanza
in un diario rosa, in colori verde militare, glitter pressati.
Eppur non ci sei più, andasti via, non tornasti a ripensare al modo
in cui mi lasciasti attonita, sentita persa, respinta e freddata
da miliardi di quelle parole pesanti come un macigno, leggere come
scoppiare un soffione.
Ho sentito dire che non hai aspettato tanto per grattare via lo strato
che mi ha coperta di aspettative, attese mancate, risposte infinite
di non ritorno, infinite scale che non arrivano mai a una fine.
Ho provato a liberarmi, ho provato a chiudere gli occhi
essere indifferente, essere capace di gestirmi la testa.
Il bisogno di aspettare, di raccogliere tempo e seminarlo sul viso
ritornare a sconvolgermi senza voltarmi indietro
ritornare a pensarci e non sentire più nulla.