A volte abbiamo bisogno di alcune parole per chiuderci nella nostra pace interiore. Un addio improvviso, un’offesa che non ci aspettavamo o semplicemente uno sguardo che prima bruciava e scioglieva ma che adesso, dopo quelle lettere scandite e scolpite, piano piano comincia a tremare, a sciogliersi nella terra bagnata. Come perdere se stessi in una manciata di secondi, sentirsi inadeguati come il quadro che avevo appeso in stanza qualche anno fa e che ancora mi guarda, mi giudica, mi strilla a notte fonda e mi fa volare lontano sui miei incubi più nascosti e tutti quei segreti che mi tengono in piedi, a volte barcollando ma non arrendendomi priva di sicurezza giusta, appannata e ingabbiata dentro lo scrigno dalle labili serrature di cui parlai tempo indietro.
Giustamente mi sento più leggera, forse, cantando le note di una canzone in loop nella testa, sfogliando le pagine di un vecchio diario e accorgendomi che quelle parole mi hanno fatta piombare nella realtà vera, forse dura, forse pungente ma essenziale per rinascere dentro un bicchiere, rinascere da quelle stesse consonanti, vocali, dittonghi inventati in un braccio virtuale, rinascere creta, modellata e aggiustata, mai perfetta.
A volte abbiamo bisogno di alcune parole, a volte bastiamo solo noi.